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arteideologia raccolta supplementi
nomade n. 5 dicembre 2011
OÙ SOMMES-NOUS?
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1974 1978 - 1982
Da una intervista de Il Quotidiano di Bari del 25.12.1979
Tullio Catalano - […] Da quando il complesso della politica e dell'arte si andava facendo sempre più incipiente, si è andato formando come un imbuto nel quale il confronto politico diretto, apparentemente incongruente, faceva acquistare codici separati. Magari paralleli. Tra questo parallelismo non si trattava di trovare uno convergenza, ma lasciarlo alla stessa distanza. Verificare questa distanza, la progressione di questi termini nel tempo, era un dato di rischio di cui però era previsto il fallimento del rapporto; che si sarebbe giunti a stigmatizzare il rapporto tra arte e politica. Allora preventivo perché tutto questo non era convogliato nella gestione culturale.  Dopo aver introiettato tutto nell'arte e nella politica bisognava favorire, catalizzare un'opera di rigetto dalla quale i termini affrontati, sia illusoriamente sia maliziosa-mente, potessero risultare indenni. Il mio rapporto con AutTrib si colloca allo sbocco di questo imbuto. Dopo che tutto questo è stato filtrato bisogna impedire che tutte le carte rimescolate ritornino al posto di prima; questo era anche il programma degli "Uffici", il concetto di "immaginazione preventiva". Con AutTrib è riconfermato che si deve uscire dal rapporto stesso arte-ideologia, non tanto esautorandone uno dei termini ma svolgendo il senso proprio che i termini possono avere. Dopo aver mantenuto la stessa distanza tra arte e politica, dopo l'ironia sulla pretesa innocenza della cultura, uno può anche concedersi il vizio linguistico. Optare da una parte.. […].

Luciano Trina - […] In questi ultimi anni una pratica dell’arte ridotta a sport della meraviglia e dello choc, con gli artisti in obbligo di erezione perenne, non poteva che preparare il ritorno ai luoghi comuni dei procedimenti, a prassi svuotate, di tutto riposo e più conviviali. E allora, avendo imparato la clandestinità dell’immaginazione, ci serviva una sala d’attesa dove poter aspettare di nuovo di diventare dei pazzi molto cattivi.
D - Quindi AutTrib per lei è questa anticamera del manicomio, o un campo di concentramento per pericolosi socialmente?
L. Trina - Pericolosi? Non so. Secondo me, mutanti. Continuamente scopro sulle fronti orribili protuberanze. Ma sono, secondo me, i segni della necessità di riappropriarsi con interezza la vita. Questo segno che appare sempre più frequentemente nel mezzo delle fronti di molti uomini e donne è un altro occhio che lancia sguardi nel futuro; è la radice dello splendente corno dell’unicorno.  E se questi segnali appaiono mostruosi è perché sono palesemente antieconomici, incongruenti  e imprevedibili. Ma allora la vita stessa è diventata una faccenda immorale, e anche ogni futuro dà scandalo, in una società inquieta, che si sente in pericolo perché sente di non avere più futuro. Sotto la spinta delle trasmutazioni, invece, vita e arte tendono a combaciare. In questa fusione ciò che si estingue è l’artista, non l’arte. […]
Carmelo Romeo - […] Come la produzione sociale ha superato il produttore singolo, così la pittura ha superato il pittore, la sua limitatezza e incapacità sociale. L'artista può continuare ad avere un senso proprio, solo riconoscendo le forme che lo negano; e ancora, deducendo da queste la forma storica che assumerà la sua emancipazione. Ma vivere anticipati nega all'azione ogni garanzia, aumenta il rischio e stanca. Però la verifica di ognuno, e anche di sé stessi, si fa in queste condizioni. […] dopo tutto questo possiamo concederci il "vizio" linguistico. E possiamo anche avvicinarlo quando è di altri. I percorsi di tutti noi sono stati sempre indenni dall'illusione della purezza politica del linguaggio dell'arte. […] Certamente nel nostro lavoro vi è stata e vi è premeditazione ideologica. Ma noi siamo le vittime; non dell'ideologia ma della necessità che la impone e piega l'arte nel suo verso. Le istanze formalistiche, anche quelle poste dalle avanguardie storiche, sono state tutte avanzate  prematuramente. Prima della premessa storica che sola poteva indirizzarle a soluzione e compimento chiudendo il ciclo delle antinomie. >
Finché esiste la società di classi,  l'arte è condannata alla politica, la forma all'ideologia, il significante al significato. Concedersi anche il "vizio" linguistico, quindi, non può significare in alcun modo cancellare o ignorare il dato politico, ma saperlo, silenzioso, sotto il pelo del segno, del gesto. E proprio adesso più potente di prima.
Da tempo l'arte cade sempre più fuori dai suoi oggetti storici, classificati e rassicuranti. Non coincide più con l'opera né con l'artista. È qualcosa di separato, forse già di seguente. Prende a risiedere in luoghi insospettati.
La storia si fa sempre più ansiosa di sbarazzarsi dei suoi particolari divenuti inessenziali, e molte cose sono diventate troppo vecchie anche per l'arte. In queste condizioni la prassi dell'arte non può essere altro che una prassi dello sbaraglio. 
E per me AutTrib è una possibilità in più, accanto ad altre già state o in preparazione, per portare allo sbaraglio sé stessi e i propri oggetti. […]
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